Dürrenmatt, Friedrich - La panne. Una storia ancora possibile

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    ULIVO
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    Quattro pensionati - un giudice, un avvocato, un pubblico ministero e un boia - ammazzano il tempo inscenando i grandi processi della storia: a Socrate, Gesù, Dreyfus. Ma certo è più divertente quando alla sbarra finisce un imputato in carne e ossa: come Alfredo Traps, rappresentante di commercio, che il fato conduce un giorno alla villetta degli ex uomini di legge. La sua automobile ha avuto una panne lì vicino, ma lui non se ne rammarica, anzi: pregusta già il lato piccante della situazione. Si ritrova invece fra i quattro vegliardi, che gli illustrano il loro passatempo. L'ospite è spiacente: non ha commesso, ahimè, nessun delitto. Come aiutarli? Niente paura, lo rassicurano: "un crimine si finisce sempre per trovarlo". E se la colpa non viene alla luce, la si confeziona su misura: "bisogna confessare, che lo si voglia o no, c'è sempre qualcosa da confessare". Tra grandi abbuffate e abbondanti libagioni, il gioco si fa sempre più pericoloso, finché il piazzista si avvede d'essere non già un tipo banale, mosso solo da meschine aspirazioni di carriera e sesso, bensì un delinquente machiavellico, capace di usare la sua amante come un'arma infallibile contro il superiore cardiopatico.
    (ibs)

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    Un'amica di cui mi fido mi ha proposto di leggere “La Panne”, racconto breve ma intenso di Friedrich Dürrenmatt. Mi accosto titubante, preoccupato dalla grandezza e la fama dell’autore, davanti a cui mi sento davvero piccolo piccolo. Ed ancora più titubante stendo queste quattro note impacciate.
    Lo inizio (un bell'Adelphi rosso): d’altronde cosa rischio? È un libriccino abbastanza breve, se dovesse essere una scelta, per così dire, "azzardata", che ci rimetto? tutto sommato non sarà poi una gran perdita di tempo. E alla prima occasione affronto le ottanta paginette.
    È la storia di un agente di commercio, Alfredo Traps, a cui si rompe l'auto mentre è in viaggio per lavoro, ed è costretto a trascorrere la notte in un villaggio.
    Poiché gli alberghi sono pieni, si fa ospitare da un giudice in pensione, che ama trascorrere le serate in casa con tre compari: un pubblico ministero, un avvocato e un boia, tutti a riposo.
    Per non annoiarsi, amano inscenare processi a personaggi famosi della storia, oppure, meglio, a gente di passaggio come il nostro malcapitato Alfredo.
    “Ma io non ho commesso reati!”, protesta lui, all’inizio, preoccupato.
    "Un reato si trova sempre!", gli rispondono. L’autore comincia a scavare nel personaggio del protagonista ed anche un pochino dentro del lettore: la frase “un reato si trova sempre, un un delitto si trova sempre” è messa l' proprio per generare un brivido di preoccupazione.
    Il processo va in onda a tavola: si susseguono vini pregiati che, oggi, costerebbero una fortuna, le portate pantagrueliche: brodo di tartaruga, zuppa di champignon, pollo ripieno di rognoni, e così via, vado a memoria.... ma non hanno paura del colesterolo?.
    E che dire dei vini che questi sciagurati si tracannano come fosse gazzosa……“un’altra bottiglia di Château Margaux del 1914”. Il miglior prezzo online per Château Margaux Premier Grand Cru Classé Margaux AOC, annata 1998 (mica 1914!!), è di €750,00. Chiaramente licenza poetica.
    Man mano che procede, il processo si addentra nella vita di Alfredo, il quale alterna fasi in cui è spaventato, a fasi in cui è arrabbiato (ma chi me l’ha fatto fare?). Poi ne è affascinato, deliziato, anzi entusiasta del gioco.
    In fondo lui è tranquillo: non ha commesso proprio nulla, c'è solo da spassarsela.
    Chi nel passato l’ha preceduto in questo gioco magari era colpevole, spasso doppio, ma lui di certo no, non lo è. E tale sicurezza si fa goffaggine, l'imputato è talmente persuaso della sua rettitudine da offrire lui stesso gli elementi della colpevolezza, fra risate omeriche e bocche sbrodolanti.
    Al cognac, dopo requisitoria e arringa, il giudice pronuncia la condanna alla pena capitale, per l'omicidio di un superiore un po’ stronzo, detestato da Alfredo e morto d'infarto.
    Sembra un paradosso, ma non lo è: nessuno è mai davvero innocente.
    Niente paura, è tutto soltanto un gioco. Ma un gioco da cui Alfredo non sa più uscire.

    Più che un romanzo, per l'appunto molto breve, ci avrei visto una pièce teatrale intensa, magari recitata da attori del calibro di Gassman nel ruolo del povero Alfredo, e per il giudice ci vedrei un Tino Buazzelli in gran spolvero. Due attori, è vero, che ci hanno lasciato molto tempo fa. Ma che saprebbero regalarci alla grande i turbamenti, gli sguardi, le occhiate di traverso dei protagonisti.

    È un libro breve che fa pensare molto, perché ti infila nel cervello tra i discorsi oziosi che si fanno a tavola, alcuni tarli collaterali, che non c’entrano nulla con la trama principale, come ad esempio “la guerra finisce per dipendere dall’eventualità che i cervelli elettronici ne prevedano la convenienza”: immenso!! ….. ma non ci ricorda situazioni , guerre di cui siamo stati disgustati spettatori, imbelli e quindi ancor più colpevoli? “si sa, è un caso destinato a non avverarsi mai, ammesso che le macchine da computo funzionino, matematicamente si possono concepire oggigiorno solo sconfitte; guai però se qualcuno manipola un calcolo, se manomette un cervello elettronico”. Ahi ahi ahi Quanto avrebbero da imparare alcuni pur pregevoli autori nostrani!!!
    Mi dicono che, in una successiva versione radiofonica dello stesso racconto di Dürrenmatt, il protagonista, s'era solo addormentato, e al risveglio riprende il suo viaggio e la vita di sempre, avendo superato in qualche modo il suo senso di colpa. Ecco: così preferirei. Mi sarebbe piaciuto di più.

    :lock:

    Edited by Itaca - 25/4/2024, 08:19
     
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