Herron, Mick - Slow horses. Un covo di bastardi

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    Feltrinelli, 336 p. Traduzione Alfredo Colitto
    «Tra le migliori spy story di tutti i tempi» – The Telegraph
    È alla Casa nella palude che finiscono le spie cadute in disgrazia. Un vero e proprio pantano dove chi ha fallito viene esiliato ad attendere la fine di una carriera ormai deragliata. Sono cavalli azzoppati, disadattati che nel corso del proprio lavoro hanno ceduto a droghe, alcol, sesso, o alla politica, e che per qualche ragione hanno tradito la loro missione. Confinati fra le pareti ammuffite di un edificio fatiscente, in stanze ingiallite "a forza di fiato stantio e tabacco, vapori di zuppa di noodles e cappotti lasciati ad asciugarsi sui termosifoni", questi scarti dei servizi segreti sono condannati a un lavoro marginale da innocui passacarte agli ordini di Jackson Lamb. Eppure ciascuno di loro resta, a conti fatti, un agente altamente qualificato. E se c'è una cosa che tutti hanno in comune, è la voglia di tornare in azione. Così, quando un ragazzino viene rapito e tenuto in ostaggio in attesa di essere decapitato in diretta web, non ci sono superiori né direttive che tengano. I Brocchi, gli Slow Horses, non se ne staranno seduti a guardare. (IBS)
    ************************************
    Entra in scena l’agente segreto Jackson Lamb, una sorta di Smiley inzaccherato e ordinario, con un umorismo implacabile come quello del Dr House della TV. Sotto le macchie di zuppa e l’impermeabile logoro giace un cuore d'oro? Molto probabilmente, anche se Herron ti lascia nell’incertezza. Anche il resto del cast, un gruppo eterogeneo relegato in uno squallido annesso dell’MI5 destinato agli indesiderati di cui non è facile sbarazzarsi, offre molto intrattenimento e spunti di riflessione. A Herron piace centellinare l’informazione per tenere il lettore spiazzato (ci viene subito chiesto di capire chi sia il VB e cosa diavolo ci faccia Lady Di ancora viva nel 2010), ma con un po’ di pazienza tutto diventa chiaro. La trama non è troppo tortuosa, di questi tempi anzi quasi prevedibile, ma il piacere più voluttuoso è scoprire come gli outsider si attrezzeranno per mostrare di che pasta sono fatti, cosa che fanno con una certa soddisfazione a 380 gradi. Boris Johnson sotto mentite spoglie appare in un cameo tra i cattivi, segno che il suo carattere e la sua ambizione erano già chiari all’autore 24 anni fa. Una lettura così divertente da diventare compulsiva, il tipo di primo episodio che alla fine ti fa immediatamente venire voglia di allungare il braccio per il prossimo libro della serie: cosa che in effetti sto per fare.

    :lock:

    Edited by Penn - 21/4/2024, 10:55
     
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    Tanto per allungare la lista ... :D
     
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    D’accordo con Noseguard: questo è un romanzo che chiede un totale abbandono, quasi un atto di fede. Cosa che io odio perché non mi piace andare avanti al buio, aspettando che da qualche parte arrivi la luce. Io la mia torcia preferisco portarmela appresso, ma qui è praticamente impossibile: l’autore non solo omette informazioni, ma fornisce anche dettagli che non tornano con il resto e l’unico modo di capirci qualcosa è andare avanti. E anche qui, non ci si aspetti che ci vengano forniti chiarimenti espliciti. Nooo, la luce arriva da qualche altro particolare lasciato cadere qua e là, con molta nonchalance, e che spesso lascia comunque dei punti oscuri. Insomma, luce col lanternino.
    Tutto questo poi finisce per diventare anche divertente via via che ci si fa l’abitudine: è una soddisfazione quando, dopo 150 pagine, veniamo fatti grazia della spiegazione di un acronimo misterioso incontrato proprio all’inizio. E quindi tocca arrendersi, lasciarsi portare dalla corrente, sperando che dopo l’ennesima rapida troveremo la spiegazione che ci serve.
    Ma non basta: la narrazione rimbalza di continuo da una situazione all’altra, e l’autore, con una punta di sadismo e molto mestiere, fa in modo che siano sempre molto simili, giusto per metterci alla prova. Per cui confermo, bisogna restare sulle punte. La minima disattenzione e ci si perde in questo labirinto - studiato alla perfezione - che Herron costruisce intorno al lettore.
    Il bello è che trama, narrazione, labirinto e compagni di viaggio sono uno spasso! Era da un po’ che non leggevo un romanzo d’azione così scoppiettante, con personaggi così esagerati eppure veri, e una storia drammatica e massimamente divertente allo stesso tempo. E che, a dispetto delle svariate beceraggini, riesce a non essere mai volgare. Virtuosismi britannici…
    E’ il primo episodio e già ho i miei personaggi del cuore. So che li ritroverò presto.
     
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