De Beauvoir, Simone – Le inseparabili

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    Ponte delle Grazie, 176 p. – traduzione Isabella Mattazzi
    Una grande riscoperta letteraria.
    «Eccolo! Finalmente esce il romanzo di Simone de Beauvoir scartato dal geloso Sartre» – The Times
    «Un romanzo commovente e appassionante sull'amicizia femminile» – The Guardian
    «Ci sarebbe mai stata una Simone senza una Zaza?» – El País
    «Un rapporto fondamentale, che ha profondamente influenzato Beauvoir e le sue idee sulla disuguaglianza di genere e il sessismo» – The New York Times

    "Le inseparabili", che viene pubblicato in contemporanea con la Francia da Ponte alle Grazie e dunque in prima mondiale, è il racconto romanzato della straordinaria amicizia tra Simone de Beauvoir e Zaza (Elisabeth) Lacoin, dal loro incontro a scuola, nel pieno della Prima guerra mondiale, alla morte di Zaza nel 1929. La narratrice Sylvie/Simone è immediatamente sedotta da Andrée/Zaza, bambina intelligente e ribelle: le due diverranno inseparabili, nonostante l'ostilità della famiglia di Andrée, un clan ultracattolico dalle tradizioni rigidissime. Ma se l'amicizia riuscirà a sottrarsi all'ambiente oppressivo in cui Andrée è costretta, lo stesso non varrà per la ragazza, schiacciata dall'annullamento dell'individualità che le è richiesto. Così la commovente storia di un'amicizia è anche una denuncia nei confronti di una società bigotta e ipocrita, incapace di accettare ciò che sfugge alla sua gretta meschineria. Simone de Beauvoir scrisse Le inseparabili nel 1954 e, pur avendo deciso di non pubblicarlo, conservò il manoscritto. Oggi, finalmente ritrovato, è una grande scoperta letteraria: sebbene Sylvie/Simone tenda nel racconto ad annullarsi nell'amica, emerge chiaramente il suo percorso, divergente, che le permetterà non solo di salvarsi, ma anche di diventare una figura fondamentale nella storia dell'emancipazione femminile nel Novecento.
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    Ho letto questo libro, che è veramente bello, con una ricorrente sensazione di fastidio. Da un lato c’è quel tempo splendido che va dall’infanzia alla giovinezza, pieno di innocenza, curiosità, scoperta, entusiasmo, e l’insopprimibile bisogno di condividerli. Dall’altro l’esatta negazione, incarnata in una famiglia intellettualmente e socialmente elevata, ma spiritualmente del tutto asfittica.
    E’ da questa famiglia che viene Zaza, che delle due è la più intraprendente e ribelle, mentre Simone, più mite, ha genitori di vedute più aperte. Il loro legame nasce sui banchi di scuola, un incontro di anime diverse ma speciali. Quasi una necessità.
    Mentre le due crescono, tra acerbe passioni e primi doveri, difendendo come possono la loro, a tratti ostacolata, amicizia, si iniziano a scorgere le maglie destinate a stringersi implacabili intorno a Zaza. Perché così è che vanno le cose in casa Lacoin e le figlie femmine devono sottostare al loro destino, deciso dalla famiglia.
    La storia, che non conoscevo - questo è tra l’altro il primo libro che leggo della de Beauvoir - è molto coinvolgente e gli eventi successivi hanno un forte impatto emotivo. Difficile non pensare a cosa poteva essere e non è stato, a che imperdonabile spreco abbiamo assistito. Simone fortunatamente ha avuto altra sorte e ha potuto lasciarci questa struggente testimonianza.

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    Simone de Beauvoir morta nel 1986 aveva scritto questo breve romanzo autobiografico da diversi anni ma era stata dissuasa dal compagno Jean Paul Sartre a farlo pubblicare, per fortuna nostra gli eredi sono stati di diverso avviso.
    E’ la storia dell’amicizia prima infantile e poi giovanile tra la scrittrice e Elisabeth Lacoin detta Zizì, nel romanzo rispettivamente Sylvie e Andrée, un'amicizia forte, totalizzante le unisce, come succede a quell’età. Sylvie ne è quasi ossessionata, mentre Andrée sembra meno coinvolta forse pure per quell'aura sfuggente che riguarda il suo contesto familiare, dove nessuna decisione è presa in autonomia neppure quella che riguarda i propri sentimenti. La famiglia di Andrée conservatrice e cattolica osservante, definisce confini e ambiti nei quali crescere i propri figli, con apparente indulgenza ma in realtà con grande determinazione a mantenere e vivere nelle regole imposte dal loro ceto. La madre di Andrée non vede di buon occhio Sylvie che proviene da un ambiente laico e intellettualmente più libero, ma la tollera e quando può la strumentalizza per i suoi fini. Ad Andrée viene negato il suo primo amore, probabilmente una infatuazione per un amico d’infanzia, ma anche alla seconda e ben più consapevole esperienza amorosa la madre sarà risoluta e crudele nelle sue imposizioni.
    Un ritratto d’epoca, siamo negli anni ‘20, in cui è chiara la denuncia sociale sulla condizione femminile da parte della de Beauvoir, ma la sua scrittura lieve e fresca riesce a trasmettere anche sensazioni nostalgiche come in questo passaggio che ho trovato bellissimo:

    “Seguii Andrée attraverso un vestibolo che profumava di crème-caramel, di cera fresca e di vecchio granaio”.
     
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1 replies since 12/3/2024, 12:26   33 views
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